Negli ultimi anni, l’artrite psoriasica (PsA) ha conosciuto significativi avanzamenti sia in termini di conoscenza della fisiopatologia della malattia sia riguardo le opzioni terapeutiche disponibili. La PsA è una malattia infiammatoria cronica, eterogenea e complessa, che coinvolge diversi domini clinici, tra cui le articolazioni periferiche, la colonna vertebrale, le entesi, la cute e le unghie. La gestione ottimale del paziente con PsA richiede un approccio multidimensionale e personalizzato, basato su una diagnosi precoce e su scelte terapeutiche mirate, al fine di migliorare gli esiti clinici e la qualità di vita dei pazienti.
Il crescente numero di trattamenti disponibili e le raccomandazioni internazionali in continua evoluzione pongono i reumatologi di fronte a nuove sfide nella gestione pratica di questa patologia. La capacità di selezionare il trattamento più appropriato per ciascun paziente, tenendo conto delle peculiarità cliniche e delle comorbilità, rappresenta un elemento cruciale per ottenere risultati ottimali.
In questo contesto, il progetto formativo si propone di rispondere alla necessità di aggiornare e consolidare le conoscenze dei reumatologi, coinvolgendoli attivamente sia come relatori che come discenti, per favorire un confronto diretto sulle più recenti evidenze scientifiche e sulle migliori pratiche cliniche. L’obiettivo principale è trasferire ai partecipanti non solo le informazioni più aggiornate relative alla patogenesi e ai trattamenti della PsA, ma anche le competenze pratiche necessarie per affrontare i diversi domini della malattia nella realtà clinica quotidiana.
Attraverso sessioni interattive e casi clinici, il progetto mira a potenziare la capacità dei reumatologi di adottare un approccio personalizzato e multidisciplinare, promuovendo così una gestione sempre più efficace e orientata al paziente con artrite psoriasica. Tale percorso formativo si pone, quindi, come un'opportunità strategica per accrescere l’expertise dei clinici e migliorare l’assistenza complessiva offerta ai pazienti affetti da PsA.

Le malattie infiammatorie intestinali croniche (MICI) e le patologie reumatologiche possono avere meccanismi fisiopatologici comuni legati all'infiammazione cronica e all'immunità. MICI e patologie quali l'artrite reumatoide, la spondiloartrite, l’artrite psoriasica mostrano somiglianze nei meccanismi patogenetici e sovrapposizioni cliniche. Comprendere come queste patologie interagiscono tra loro è di fondamentale importanza per una gestione efficace dei pazienti affetti da entrambe le condizioni.
La formazione specialistica consentirebbe ai professionisti sanitari di distinguere tra le due condizioni e di gestire in modo appropriato i pazienti con sintomi multipli. Una appropriata formazione consentirebbe ai medici di valutare il rischio-beneficio nell'uso di terapie specifiche in pazienti con comorbilità di MICI e patologie reumatologiche.
Poiché le MICI e le patologie reumatologiche richiedono spesso un approccio multidisciplinare che coinvolge gastroenterologi, reumatologi, chirurghi e altri specialisti, una formazione congiunta favorirebbe la collaborazione e la comunicazione tra i diversi professionisti coinvolti nel trattamento dei pazienti.
In conclusione, un progetto educativo mirato sullo studio delle MICI in corso di patologie reumatologiche rappresenterebbe un'opportunità cruciale per migliorare la gestione clinica, la diagnosi e il trattamento di pazienti affetti da entrambe le condizioni, promuovendo una maggior consapevolezza e competenza tra i professionisti sanitari coinvolti.
Il progetto si prefigge di affidare ad un board scientifico, costituito da esperti in ambito reumatologico e gastroenterologico, la gestione di un percorso formativo sul campo.
L’obiettivo è quello di realizzare, in ottica multidisciplinare, un approccio integrato sia reumatologico che gastroenterologico, con specifico riferimento alle MICI.

La dermatite atopica è una malattia comune infiammatoria cronica recidivante con un complesso quadro eziopatogenetico; la presentazione clinica è eterogenea, la sintomatologia intensamente pruriginosa con conseguente impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.
La dermatosi interessa il 2-10% degli adulti in tutto il mondo e si associa a comorbilità atopiche e non. Sebbene spesso si verifichi nei neonati e bambini, risolvendosi entro la pubertà, nel 20-30% dei casi persiste in fase attiva in età adulta, diventando una condizione permanente. Alcuni pazienti possono sviluppare la dermatite atopica in età adulta, anche senile, e la prevalenza risulta in aumento nei Paesi sviluppati.
La diagnosi della fase di esordio della dermatite atopica nel soggetto adulto può essere più complessa rispetto a quello pediatrico, perché i fenotipi della malattia sono caratterizzati da una notevole eterogeneità clinica. Alcune manifestazioni cliniche sono osservate preferenzialmente negli adulti: dermatite testa-collo, eczema delle mani, eczema lichenificato, eczema nummulare e prurigo nodulare. L’esordio in età adulta spesso non soddisfa i criteri diagnostici classici, più tipicamente utilizzati per i bambini. Essendo una patologia cronica, necessita di un trattamento a lungo termine e, nonostante le notevoli evoluzioni in ambito scientifico-terapeutico, sono ancora molti gli “unmet needs” da affrontare per la corretta gestione clinica del paziente con dermatite moderata-grave.
La caratteristica immunitaria della dermatite atopica è la flogosi di tipo 2, con attivazione di cellule Th2, Tc2, ILC2, γ/δT, eosinofili e mastociti. D’altronde è da considerare il ruolo emergente dell’attivazione delle cellule Th1 e Th17 nel processo di cronicizzazione della malattia.
L’avvento delle terapie biologiche e degli inibitori delle JAK chinasi ha permesso non solo di arricchire le scelte terapeutiche, ma anche di poter rivalutare in toto la gestione del paziente dermatologico sulla base degli importanti risultati sia di efficacia sia di sicurezza. Pertanto è importante aggiornare il dermatologo sulle recenti evidenze scientifiche e gestione terapeutica delle forme moderate-severe di dermatite atopica, in modo da disporre di conoscenze sempre più attuali di pratica clinica.

La dermatite atopica è una malattia comune infiammatoria cronica recidivante con un complesso quadro eziopatogenetico; la presentazione clinica è eterogenea, la sintomatologia intensamente pruriginosa con conseguente impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.
La dermatosi interessa il 2-10% degli adulti in tutto il mondo e si associa a comorbilità atopiche e non. Sebbene spesso si verifichi nei neonati e bambini, risolvendosi entro la pubertà, nel 20-30% dei casi persiste in fase attiva in età adulta, diventando una condizione permanente. Alcuni pazienti possono sviluppare la dermatite atopica in età adulta, anche senile, e la prevalenza risulta in aumento nei Paesi sviluppati.
La diagnosi della fase di esordio della dermatite atopica nel soggetto adulto può essere più complessa rispetto a quello pediatrico, perché i fenotipi della malattia sono caratterizzati da una notevole eterogeneità clinica. Alcune manifestazioni cliniche sono osservate preferenzialmente negli adulti: dermatite testa-collo, eczema delle mani, eczema lichenificato, eczema nummulare e prurigo nodulare. L’esordio in età adulta spesso non soddisfa i criteri diagnostici classici, più tipicamente utilizzati per i bambini. Essendo una patologia cronica, necessita di un trattamento a lungo termine e, nonostante le notevoli evoluzioni in ambito scientifico-terapeutico, sono ancora molti gli “unmet needs” da affrontare per la corretta gestione clinica del paziente con dermatite moderata-grave.
La caratteristica immunitaria della dermatite atopica è la flogosi di tipo 2, con attivazione di cellule Th2, Tc2, ILC2, γ/δT, eosinofili e mastociti. D’altronde è da considerare il ruolo emergente dell’attivazione delle cellule Th1 e Th17 nel processo di cronicizzazione della malattia.
L’avvento delle terapie biologiche e degli inibitori delle JAK chinasi ha permesso non solo di arricchire le scelte terapeutiche, ma anche di poter rivalutare in toto la gestione del paziente dermatologico sulla base degli importanti risultati sia di efficacia sia di sicurezza. Pertanto è importante aggiornare il dermatologo sulle recenti evidenze scientifiche e gestione terapeutica delle forme moderate-severe di dermatite atopica, in modo da disporre di conoscenze sempre più attuali di pratica clinica.
